giovedì 18 febbraio 2010

IL SUMO BY TERRA


Riprendiamo l'argomento Sumo dopo una giusta pausa. L'amico Pierfranco Spaziani ci segnala un bell'articolo di Bruno Picozzi dalle pagine del periodico "Terra". L'articolo riassume in poche righe la vicenda di Asashoryu ma poi gli dà seguito con alcune spiegazioni di carattere generico sul senso e la tradizione del Sumo.

"Insieme con l’essere attaccato da uno squalo e l’essere rincorso da un rinoceronte inferocito, fare a cazzotti con un lottatore di sumo ubriaco è sicuramente una delle peggiori esperienze che possa capitare nella vita. Questo scriveva giorni fa il Times a proposito di uno dei più grandi protagonisti del sumo moderno, il mongolo Dolgorsuren Dagvadorj, in arte Asashoryu, 29 anni e 150 kg di brutto carattere, scagliatisi a metà gennaio contro il manager di un night-club di Tokyo. Definito spesso “bad boy”, Asashoryu fu investito nel 2003 del titolo di Yokozuna, letteralmente “fune orizzontale”, con riferimento alla pesantissima cintura indossata dai campioni durante la cerimonia di ingresso sul ring. Yokozuna indica il massimo grado di forza raggiungibile in questa disciplina e il mongolo fu all’epoca il 68esimo della storia, uno dei più forti di sempre e l’unico a vincere, nel 2005, tutti i sei tornei ufficiali del circuito professionistico. Anche quest’anno era destinato a sbaragliare la concorrenza nel Grand Sumo Tournament ma di mezzo ci si sono messi l’alcool e una pattuglia della polizia passata per caso proprio mentre il lottatore stava spiegando al malcapitato manager come gli avrebbe tirato il collo dopo avergli spaccato la faccia. Alla fine Asashoryu ha pagato una bella somma per evitare conseguenze penali ma non ha potuto evitare un procedimento punitivo da parte della Federazione che lo ha indotto al ritiro dalle competizioni. Una perdita sopportabile per gli appassionati che non hanno mai amato il campione straniero, privo della tradizionale cortesia esteriore sfoggiata dai giapponesi.

Infatti il Sumo, ancor più della boxe, è una disciplina per gentiluomini, mentre Asashoryu ha dimostrato in molte occasioni di essere poco più di un ragazzone con ciccia e muscoli in quantità, ma pochissimo autocontrollo. L’esatto contrario del vero campione incarnato piuttosto dal vecchio Kitazakura Hidetoshi che, pur avendo vinto poco o nulla in carriera, può vantare il favore degli appassionati per il modo in cui si presenta al pubblico, per il rispetto con cui tratta gli avversari e per il gesto teatrale con cui lancia in aria il sale per la purificazione, che gli è valso la sponsorizzazione da parte di una ditta produttrice di sale da cucina. In fondo il Sumo non è considerato un vero e proprio sport bensì una forma di intrattenimento tradizionale le cui origini si perdono nei leggendari riti propiziatori shinto, durante i quali erano le donne a danzare alla presenza dei signorotti locali simulando la lotta contro uno spirito divino. Ma da quando il Giappone ha cominciato il suo cammino di americanizzazione, il sumo ha perduto appassionati e praticanti, e sempre di più sono gli stranieri che si affacciano alla disciplina, attirati dagli alti guadagni. La vita del lottatore professionista è inquadrata peggio che in caserma ma il salario mensile va dai 10mila ai 25mila euro, sponsorizzazioni escluse. E il rancio, viste le dimensioni, è senza dubbio ottimo e abbondante. Per evitare la sparizione della disciplina, la Federazione sta promuovendo una fase di modernizzazione e forse, chissà, in un prossimo futuro le scazzottate al bar non saranno più considerate una colpa grave. I frequentatori abituali dei locali di Tokyo si ritengano dunque avvisati".

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