lunedì 7 settembre 2009

PIPPOOSHU INTERVISTA KYOKUTENZAN




La vostra umile taverna propone un'intervista in esclusiva. L'oste Pippooshu, grazie all'intermediazione e alla traduzione della bella e simpatica Od Howell, moglie del nostro intervistato che ha fatto da tramite tra il sottoscritto ed il marito, l'ex rikishi mongolo Kyokutenzan, ha partorito questa intervista per gli avventori della taverna. Grazie infinite alla gentilissima Od ed al disponibilissimo marito! Many, many thanks!

Kyokutenzan Takeshi, il cui vero nome è Batmonkhiin Enkhbat, è nato ad Ulan Baator, in Mongolia, il 4 agosto 1973. Alto 1.89 m. e attualmente pesante 102 Kg, l'ex rikishi ha combattuto per la Oshima-Beya dal marzo 1992 sino al novembre del 2007, data in cui ha deciso per il ritiro, raggiungendo il rango massimo di Makushita 15. Kyokutenzan ha fatto parte di quel gruppo di rikishi mongoli della primissima tornata che hanno sbalordito il Giappone per bravura ed intraprendenza, aprendo le porte del Sumo ad altri connazionali loro pari. Nel caso specifico Kyokutenzan fu colui che convinse gli amici Kyokutenho e Kyokushuzan (nella foto in alto, ai primordi) ad uscire dall'ambasciata mongola dove i due, assieme ad altri tre connazionali della Oshima, si erano rifugiati poco dopo il loro arrivo in Giappone, in quanto spaventati dallo stile di vita nipponico e decisi a fuggire verso casa. Kyokutenzan più tardi fu tacciato anche di essere stato il tramite per un presunto Yaocho di Asashoryu, nel gennaio del 2007, accusa che gli fu rivolta per averlo visto entrare negli spogliatoi dei due diversi rikishi in competizione. Lo scandalo gli costò il posto di Tsukebito di Kyokutenho ma l'accusa si concluse con un pugno di mosche, visto che il nostro Kyokutenzan chiarì di aver voluto solo consigliare qualche giovane rikishi sulle tattiche di gara.

Abbandonata l'attività al termine del Kyushu-Basho 2007, Kyokutenzan ha avuto l'onore di avere Hakuho ed Asashoryu come attendenti del proprio Danpatsu-Shiki (nella foto in basso, un commiato affettuoso di Asashoryu) per poi trasferirsi in Germania, grazie anche alla cittadinanza tedesca posseduta dalla bella moglie mongolo-germanica, Od. Attualmente i due hanno una figlia e vivono e lavorano a Berlino, città dove hanno iniziato un proprio business commerciale, ma non hanno abbandonato del tutto i loro contatti col Sumo, visto che sono spesso di ritorno in Giappone dove frequentano i loro celebri amici del Sumo mongolo e presenziano ai tornei dell'Hon-Basho e delle altre competizioni internazionali.

Eccovi la breve intervista promessa, dunque:

1) Kyokutenzan-san, lei è mongolo. Cosa significa essere un rikishi mongolo in Giappone?

K: All'inizio è stato difficile essere un lottatore mongolo ed arrivare in Giappone, dove non parli la lingua e non ti piace il cibo locale, ma in seguito, diventando un rikishi ed entrando nel mondo del Sumo, diventi parte di questo mondo e non vi è più alcuna differenza coi locali. Da questo punto di vista non vi è più alcuna differenza se sei giapponese oppure no, perchè diventi parte di un mondo a sè. Gli stessi rikishi, Oyakata, Gyoji ed anche i fans non ti fanno sentire più come uno straniero ("Gaijin" NdT) bensì come una parte di loro.

2) Lei è stato Tsukebito di Kyokutenho; cos'ha imparato da questo grande rikishi?

K: Nel nostro caso c'è stato un rapporto differente rispetto a quello tra normale assistente Tsukebito e Sekitori. Noi eravamo migliori amici l'uno dell'altro e lo siamo tutt'ora. Bisogna calcolare che arrivammo in Giappone nello stesso momento e facemmo le stesse identiche esperienze. Lui è stato abbastanza fortunato da divenire Sekitori mentre io no. Questa è la sola differenza intercorsa tra noi. Io non lo servivo ma lo aiutavo come da accordi personali. In questo modo noi potevamo passare più tempo assieme a continuare a divertirci alla nostra maniera.

3) Ci chiarisca il senso intimo del Sumo in sole tre parole.

K: Tradizione e pazienza, ma il mondo del Sumo possiede anche un significato profondamente diverso dal mondo che conosciamo.

4) Ha praticato Buh, durante la sua giovinezza? Quali differenze principali ha potuto osservare rispetto al Sumo giapponese?

K: Certamente. Ho praticato il "Bukh" e ne sono stato vice-campione nazionale. La differenza, però, non è solo nel Dohyo, che è presente nel Sumo e non c'è nel Buh, ma anche nella tradizione e nel ranking che vengono codificati nel Sumo. Nel Sumo, diversamente dal Buh, si ha un codice comportamentale che ti obbliga al rispetto delle regole, delle persone ed in particolar modo del tuo Oyakata, dei Sekitori e dei Gyoji...e questa è una cosa che personalmente apprezzo moltissimo.

5) Lei ha avuto modo di conoscere Asashoryu ed Hakuho. Che differenze ha potuto notare tra i due campioni, sia sotto il punto di vista caratteriale che tecnico?

K: Asashoryu rispetto ai normali rikishi non è particolarmente robusto, nè molto alto. Per questa ragione Asashoryu ricorre in maniera ottimale, anche psicologicamente, alle qualità che ha, quindi combatte e vince grazie alla velocità. Hakuho, invece, possiede un fisico perfetto per il Sumo e quindi lo sfrutta durante i combattimenti. Lui, insomma, usa molto la potenza fisica. Io penso che Hakuho potrà essere uno Yokozuna per un lunghissimo periodo perchè il suo modo di combattere gli assicura predominio e sicurezza fisica, mentre lo stile di Asashoryu è decisamente più pericoloso perchè può coimportare infortuni. Caratterialmente, invece, li trovo simili. Asashoryu possiede un'intelligenza riflessiva, astuzia, ed è molto veloce nel prendere decisioni, soprattutto offensive. Hakuho è altrettanto sveglio ma molto più calmo nell'azione. Sebbene Hakuho non si perda mai in molte parole, tu puoi star tranquillo che lui capisce subito la situazione in cui si trova. Lui ha i mezzi per comprendere il contesto delle cose ed anche l'aspetto psicologico delle stesse.

6) La vita nelle Heya è molto dura. Lei ha potuto osservarvi episodi di violenza durante la sua lunga esperienza?

K: Certamente. Il Sumo è un mondo di uomini veri, comparabile all'esercito. Vi è una struttura rigidissima entro la quale si deve sottostare. Se tu non sottostai a certe regole, puoi star certo che verrai punito, ma non c'è anarchia violenta perchè ognuno conosce le regole, il comportamento da tenere e le gerarchie da rispettare, cosicchè ognuno ha sempre qualcuno a cui obbedire. Io stesso sono stato punito duramente più volte, ma era la logica delle cose, anche se mi rendo conto che questo possa essere difficile da capire per chi vive al di fuori di questo mondo.

7) Cosa ne pensa, allora, della morte del giovane Tokitaizan dentro gli stabili della Tokitsukaze-Beya?

K: Come rikishi mi è dispiaciuto tanto per quel ragazzo. Ma io penso che sia successo qualcosa di grave prima dei fatti noti, perchè nessuno in una Heya viene picchiato senza motivo. Noi siamo stati picchiati molto duramente da giovani ma siamo sopravissuti. Lui no.

8) Cosa ne pensa degli Yaocho? Gli Yaocho nel Sumo sono una pratica comune o solo un falso mito?

K: Penso sia solo un mito. Perchè qualcuno dovrebbe perdere per favorire qualcun altro? E' una questione di soldi, dice qualcuno. Ma se tu perdi, abbassi il tuo ranking (Banzuke) e riduci proprio il tuo guadagno!

9) Torniamo a noi. Lei ha combattuto per la Oshima-Beya; possiede bei ricordi della sua scuderia e del suo Oyakata? Oppure no? E perchè?

K: Ho bellissimi ricordi. Ringrazio il mio Oyakata, Oshima, per avermi portato in Giappone e avermi fatto diventare un rikishi! Lui ha cambiato la mia vita! Grazie al Sumo ho incontrato tanta gente fantastica che è poi divenuta mia amica. La Oshima-Beya è stata la mia casa per gli ultimi 16 anni. Io ho vissuto e dormito lì, ho mangiato il cibo che essa offriva. Quando sono stato a Tokyo, a luglio, sono passato di nuovo lì per salutarli.

10) Un'ultima domanda, signor Enkhbat: cosa consiglierebbe ad un giovane Deshi alle prime armi?

K: Gambare! Gambare ha molti significati e può essere spiegato in varie situazioni. Lavorino sodo! Si alleino con altre persone; facciano gruppo! Infine rispettino gli anziani e sentano addosso la responsabilità del loro status. La responsabilità che si deve avere quando si vive uno sport così antico e con una tale tradizione!

Grazie mille, Kyokutenzan-san. L'intervista finisce qui.

Sperando che questa breve ma molto esaustiva intervista vi abbia interessato, ringrazio ancora una volta Kyokutenzan-San per la sua disponibilità e la sua schiettezza. Questo umile blog ha predisposto, nel suo piccolo, questo bel pezzo di giornalismo sportivo grazie alla pazienza di questo vecchio campione e la grande disponibilità di sua moglie Od Howell, amica telematica che gli ha sottoposto le domande. Grazie ancora.

2 commenti:

Marco ha detto...

Ottima intervista, Pipposhu! Complimenti! Ancora una volta sei stato grande!

Pippooshu ha detto...

Grazie. Anzi, arigatogosaimasu...