martedì 31 marzo 2009

THE WRESTLER


Lotta, si...ma non solo Sumo, almeno per oggi. In questo articolo, infatti, voglio recensire un bel film visto di recente.

THE WRESTLER (The wrestler. Usa, 2008): di Darren Aronofsky.

The wrestler entra nella batteria della cinematografia "minore", ma esclusivamente nel senso delle spese misurate, di una sceneggiatura intimista, privata, che si limita all'essenziale. L'opera di Darren Aronofsky racconta la storia del vecchio wrestler Randy "the ram" Radzinzky, un lottatore ormai anziano che si arrabbatta con i match nei palazzetti di provincia, alternando la sua carriera di guerriero agli sgoccioli con l'impiego part-time in una macelleria. La vita di Randy, però, è una vita di solitudine, di malinconia per i bei tempi in cui era una star del ring ed una vita di povertà che si attorciglia su se stessa, come in una matassa annodata senza soluzione, rendendola vuota e triste. Si è detto molto dell'intensa interpretazione di Mickey Rourke nel ruolo di Randy "ram", ma io credo che non si tratti di una grande interpetazione in senso proprio, bensì dell'unica prova d'attore possibile! Mickey Rourke non interpreta Randy; Mickey Rourke, di fatto, è Randy. Credo che nessun altro attore avrebbe mai potuto interpretare un ruolo così autodistruttivo come quello del fallimentare Randy se non proprio Rourke, che con questa prova, difatti, pare essersi rilanciato nel mondo della cinematografia. Il volto ricostruito plasticamente, il fisico (vero) da pugile e lottatore ed i tormenti interiori di un uomo che perde la battaglia contro se stesso, sono assolutamente quelli dell'attore americano, intercambiabili quasi senza soluzione di continuità con quelli del personaggio del wrestler di Aronofsky. Il film fila via quasi tutto così, raccontando gli ultimi sgoccioli della carriera e della vita di un uomo sconfitto dalla vita, con gli occhi delusi e anche un pò distorti del 50enne malato che non si arrende alla sua rovina, perchè nella vita altro non gli rimane se non seguire la cronistoria della sua carriera, dall'alba al tramonto. A prescindere da quale che sia il finale. Gli occhi di Randy, malinconici e tristi, sono gli stessi del regista, del resto, che difatti segue la muscolare figura di Rourke con delle frequenti riprese in soggettiva, quasi a voler sottolineare lo stampo intimista e strettamente umano del film. Brava (e incredibilmente sexy) la non più giovanissima Marisa Tomei, autentica ninfa della sensualità, che nel film interpreta la spogliarellista Pam. Il film, che vede anche la partecipazione della giovane e bella Evan Rachel Wood nel ruolo della figlia di Randy e che è stato anche Leone d'Oro per l'interpretazione di Rourke, durante la 65a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, a mio avviso merita le lodi della critica, anche se va ricordato ad onor del vero che figure così tristi e solitarie il cinema americano ne ha già raccontate molte, per cui sarebbe più opportuno ridimensionare l'aspetto originalista che ne dà la critica.

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