domenica 10 aprile 2011

FARSOPOLI; OVVERO: IL CROLLO DELLA DECENZA




Una breve pausa dal Sumo. Facciamo un salto nell'ambito di un altro sport, il calcio e di un'altra nazione, la nostra, per affrontare un tema che pochi conoscono a fondo e che in realtà varca i mesti confini dello sport per arrivare a quelli molto più ombrosi dello scontro di poteri. La premessa è Calciopoli o Farsopoli come umilmente mi sento di poter definire il celebre procedimento di giustizia sportiva contro la Juventus ed il suo ex DG Luciano Moggi, avvenuto nel 2006. Ebbene, come molti sapranno Luciano Moggi non si è mai arreso alla sentenza sportiva, come invece fatto inopinatamente dalla Juventus Spa nonostante non ci fosse prova alcuna di illecito (l' "illecito strutturato", creazione giuridica dell'ultimo momento, sottolinea l'inesistenza di illeciti sportivi e getta ombre sull'atteggiamento oltremodo passivo della difesa gestita dall'avvocato Cesare Zaccone durante il processo-farsa del 2006) e, chiamato a difendersi in un'aula di tribunale ordinario per una sentenza penale, ha ribattuto colpo su colpo, grazie all'intervento dei suoi legali Maurilio Prioreschi e Paolo Trofino, alle farsesche accuse lanciate dai PM Giandomenico Lepore e Giuseppe Narducci (quest'ultimo, foto in basso, è colui che disse: "piaccia o non piaccia, solo Moggi parlava coi designatori", cosa poi rivelatasi oltremodo falsa). Nel dibattimento della fase di istruttoria, si sappia, ogni teste dell'accusa è stato smontato puerilmente, spesso sgonfiando da sè le tesi accusatorie e riducendole de facto al rango di "chiacchiericcio" tra colleghi, senza fonti certe, tanto che l'assenza di prove reali ha sbalordito la folla di ascoltatori quotidianamente assiepata nell'aula di tribunale, a Napoli, ed ha fatto si che il PM Narducci, nel disperato tentativo di bloccare tutto ciò che il processo sta facendo emergere, cioè la colpevolezza di altri club e, indirettamente, il complotto interno orchestrato dagli stessi proprietari della Juventus e del gruppo Exor (di cui la Juventus Spa fa parte) chiedesse l'allontanamento della stessa giudice, dott.ssa Teresa Casoria (foto in alto) arrivando a ricusarla di fronte al CSM per la terza volta consecutiva! Mai, dico mai, una simile enormità si era verificata prima nell'ambito della magistratura e dell'esperienza giurisprudenziale italiana eppure a tanto si è arrivati pur di fermare il procedimento che sta dimostrando non solo la nullità degli elementi accusatori ma anche tutto quello che evidentemente si nascondeva dietro tale nullità, partendo dalle omissioni del carabiniere chiamato a raccogliere certe registrazioni, l'attuale colonnello Auricchio (querelato in aula per omissioni, avendo tralasciato le intercettazioni che riguardavano il defunto Giacinto Facchetti) passando per l'infondatezza della questione SIM svizzere (inattive durante i periodi incriminati) per finire con l'evidente reità, invece, del teste ed ex arbitro Danilo Nucini, teste chiamato a deporre per l'accusa e rivelatosi un tremendo boomerang per il PM e per la società principale accusatrice (e beneficiaria) di tutta calciopoli, ovvero l'Inter (che in cambio dei servigi dell'arbitro gli aveva promesso un posto di lavoro al termine della sua carriera).

Siamo alla terza ricusazione di una giudice, dunque, chiamata a mettere per iscritto una cosa che, regolamento della magistratura alla mano, per iscritto non ha motivo di esistere, cioè una sorta di "dichiarazione di astensione" voluta da chi avrebbe preteso la chiamata in aula di migliaia di teste per parte civile, persino semplici tifosi, i quali avrebbero portato il processo alle lunghissime e conseguentemente alla sua prescrizione. Prescrizione non utile a Moggi, si badi, che sta uscendo vincitore da questa prima fase di istruttoria, bensì a chi ha la decisa intenzione di spegnere un processo-bomba che potrebbe rivelare ben altre responsabilità e ben altri avvenimenti penalmente rilevanti. Importa poco, dunque, che ogni accusa di illecito sportivo sia stata smontata (a volte persino per voce degli stessi teste dell'accusa!) Importa molto di più a cosa si sia arrivati pur di sospendere il processo che sta sciogliendo in un nulla di fatto le tante magagne ed il molto fango sparsi a piene mani dall'accusa e dai media ad essa asserviti secondo regole di "partnership industriale e commerciale" che riportano, guarda caso, sempre ai nomi di Telecom ed Exor. Inter e Juventus, dunque...sempre molto uniti dietro le quinte, anche se apparentemente in contrasto sul campo.

C'è molto ma molto da scoprire dietro "Farsopoli" e per questo vi riporto il testo del processo interno al CSM che vede imputata la giudice di Calciopoli, dott.ssa Teresa Casoria, un resoconto tratto del reportage di Radio Radicale, che lo ha trasmesso in diretta radiofonica. Si noti la difesa della giudice, letteralmente allibita per questa terza e disperata richiesta di ricusazione da parte dei PM. Parere personale: manca solo che un cecchino spari all'imputato Moggi Luciano dal terrazzo di un palazzo pur di chiudere sfacciatamente e iniqualmente un processo che sta facendo danni a molti e non certo all'imputato stesso.

Eccoci dunque alle oltre quattro ore e mezza del procedimento disciplinare presso il CSM nei confronti della dott.ssa Teresa Casoria, presidente della IX Sezione del Tribunale di Napoli e del Collegio Giudicante nel processo Calciopoli. Brevemente: alla presidente, difesa dal fratello Antonio (anch’egli magistrato e presidente di sezione civile, sempre presso il Tribunale di Napoli) sono stati contestati gli illeciti previsti sia dall'art. 2 comma 1 lettera d del d.lgs 109/06 ( “Comportamenti abitualmente o gravemente scorretti nei confronti delle parti, dei loro difensori, dei testimoni o di chiunque abbia rapporti con il magistrato nell’ambito dell’ufficio giudiziario, ovvero nei confronti di altri magistrati o di collaboratori” ) che dall’art. 4 lettera d ( “Qualunque fatto costituente reato idoneo a ledere l’immagine del magistrato, anche se il reato e’ estinto per qualsiasi causa o l’azione penale non può essere iniziata o proseguita” ).

«Ci troviamo davanti a una pluralità di episodi e tutti convergono su una valutazione di inadeguatezza caratteriale, fino a comportamenti che possono sfociare in reati: i colleghi sono stati ingiuriati e diffamati». Questa l’accusa del dott. Renato Finocchi Ghersi, Sostituto Procuratore Generale presso la Corte Suprema di Cassazione. Subito dopo aver ascoltato i teste Giuseppe Narducci (PM nel processo di Calciopoli) e Stefano Capuano e sentiti altri quattro testimoni “accusatori”, alla dott.ssa Casoria è stata concessa la possibilità di rilasciare dichiarazioni spontanee, per difendersi. Il suo è però diventato un vero e proprio atto d’accusa. Al di là dei singoli insulti che la Casoria avrebbe rivolto alle sue colleghe (panni sporchi: se li lavino in casa. Trovo personalmente molto “gossipparo” discutere delle 9 fattispecie contestate), perciò, trovo sia giusto dare risalto proprio alle gravi dichiarazioni rilasciate dalla Casoria, soprattutto in riferimento a pressioni ricevute da quanto è stata nominata per presiedere il processo Calciopoli. Giornalisticamente parlando, sono virgolettati, i suoi, che meritano delle riflessioni serie.

«Sono state presentate tre richieste di ricusazione, cosa mai vista nella storia della Repubblica». «Qui ora si parla dei toni, ma che cosa ho dovuto patire io!». «Dal primo giorno mi sono sentita dire che mi dovevo astenere». La dott.ssa Casoria racconta invece cosa le diceva ( «ogni giorno» ) la collega dott.ssa Catena, una delle “accusatrici”: «Tu ti devi astenere (dal processo Calciopoli, ndr) perché Alemi (Presidente del Tribunale, ndr) ha applicato una norma tabellare che esiste ma è andata in desuetudine e il processo non ti toccava!». E ogni volta a rispondere: «E a me che me ne importa! Vai a parlare con Alemi. Il processo sta davanti a me e lo sto facendo». Ma le pressioni sono arrivate anche dall’alto. «Il Procuratore della Repubblica (Giandomenico Lepore, ndr) scrive al presidente del tribunale: “Vedi che devi fare per farla astenere” - E io ad Alemi ho detto: “E tu non lo prendi a male parole?” e lui ha detto “No, le male parole io non le dico! Io dopo ti mando la lettera e tu me lo devi mettere per iscritto che non ti astieni”. Io voglio sapere nel codice di procedura penale dove è prevista la dichiarazione di non astensione». Continua la Casoria: «Io ho fatto processi importantissimi! (Raffaele, ndr) Cutolo da quando l’ho giudicato io non è più uscito!». Racconta le pressioni e le minacce ricevute, alle quali non si è mai piegata, rivendicando quarant’anni di carriera.

«Perché poi questi procuratori… voi dite tanto l’indipendenza della magistratura… Qua non possiamo più parlare! Qua c’è solo l’indipendenza dei pubblici ministeri! Si è verificato all’interno, questo meccanismo. Questi qui (i pubblici ministeri) sono potentissimi! Arrivano a questo, che praticamente il procuratore della Repubblica tiene sotto lo schiaffo il presidente del tribunale perché se questo (il dott. Alemi) si sente in dovere di scrivermi a me e di dire che io devo mettere per iscritto che non mi astengo… Che poi io una cosa non ho capito: perché io mi dovevo astenere da questo processo! Io non ho nessuno interesse nel mondo del calcio, non sono tifosa di nessuna squadra, non mi interesso di calcio».

Passa poi a leggere il testo della lettera scritta in risposta al dott. Alemi: “Presa visione del contenuto della lettera riservata..”. Si interrompe subito per un inciso: «...Devo dire che durante il processo di Calciopoli, se si andrà avanti.. devo dire che ci sono state TANTE (sottolineato con enfasi, ndr) lettere riservate, eh! Questa è l’ultima!!! Poi dice “perché ti sei ammalata e ti è venuta l’ulcera!”». Ricomincia: “Presa visione del contenuto della lettera riservata n. 243/2011 del 24 gennaio 2011 e sottolineato che rispondo per mera cortesia nei confronti del capo dell’ufficio giudiziario (perché io potevo anche non rispondere ad Alemi che mi dice “fammi la dichiarazione scritta di non astensione”: potevo anche astenermi!), non mi risulta la pendenza (vedete com’è strumentalizzato questo procedimento disciplinare?) di procedimento disciplinare a mio carico che presenti collegamenti con provvedimenti presi (ovviamente dal collegio e non solo dal presidente) nell’ambito del processo Calciopoli o di altri processi. Una mia dichiarazione di astensione equivarrebbe a violazione del dovere d’ufficio. Tale convincimento riceve conforto da ben due ordinanze della Corte d’Appello che hanno deciso su due successive istanze. Intendo prestare osservanza alle ordinanze della Corte”.

Ma non è finita. «E ora vi voglio spiegare come è successo questo cambio di atteggiamento delle colleghe (prima molto affettuose e cordiali, come da tutte ammesso quando interrogate, ndr) nei miei confronti. Perché le parti civili, non contente della dichiarazione di inammissibilità (diciamo inammissibilità perché entro pure nel merito) della Corte d’Appello (circa la richiesta di ricusazione per l’esclusione dal dibattimento delle parti civili, disposta dal collegio, ndr) ha fatto una istanza alla procura generale della Cassazione. Dice: “guarda che c’è il provvedimento abnorme (si è alterato il “normale” succedersi degli atti processuali tramite l’esclusione iniziale delle parti civili), tu (pg della Cassazione, ndr) devi iniziare l’azione disciplinare!”. Le ho viste che sono entrate tutte spaventate, tutte allarmate. Dice: “Il pg della Cassazione ci fa il procedimento disciplinare! Dobbiamo fare la giustificazione scritta. Tu (rivolta alla Casoria) devi fare anche tu la giustificazione scritta”. Io mi sono rifiutata! Loro due (le giudici a latere, ndr) le hanno fatte, ed è stata archiviata, ovviamente».

Ma l’attacco diventa anche difesa nel merito della sua scelta. «Che poi dobbiamo vedere se era provvedimento abnorme! Perché non è tutto Vangelo quello che dice la Cassazione! Ma chi l’ha detto che non possiamo criticare! Certo che per riprendere in mano il processo abbiamo dovuto fare degli sforzi titanici! Perché dopo che tu (PG, ndr) te ne esci con un provvedimento del genere…». E ancora: «Se noi non avessimo fatto quel provvedimento (di esclusione delle parti civili, ndr) cosiddetto abnorme il processo non si sarebbe fatto perché si era presentato il tifoso della Roma con la tessera in mano e dice “Sono stato imbrogliato!”, l’avvocato che aveva perduto la causa… Invece così è stato ridimensionato… we’, tanto è vero che siamo arrivati alla chiusura dell’istruttoria, eh! Adesso il Pubblico Ministero è renitente a fare la requisitoria! Ha fatto indagine integrativa e ha sentito un teste… che è andato… come è andato!».

La conclusione: «Allora questo è. Devo essere punita perché non mi sono piegata a fare quest’atto di discolpa, che poi secondo me avrebbe comportato violazione pure della camera di consiglio. Loro (le colleghe, ndr) l’hanno fatto e hanno spiegato perché non era abnorme. “Teresa aiutaci a dire alla Cassazione qual è!”. Hanno voluto pure che io dicessi qual era la Cassazione, perché ci sono delle sentenze della Cassazione che dicono che se tu non sei la persona offesa dal reato tu non hai diritto ad… quindi… sarà stata un po’ drastica ma non è poi scandalosa questa decisione adottata. E poi io non capisco una cosa: scusatemi tanto qui si dice che i processi si devono fare, si devono fare in fretta! Qua certe volte si separano i processi pure tra imputati per imputazioni penali!! Io non penso che il giudice abbia le mani bloccate e debba dire “si venite tutti quanti” così facciamo un processo che dura 50 anni! Non lo penso questo. Le colleghe hanno pensato che io dicendo “obtorto collo” volessi rovinarle. Questo hanno pensato. Invece io ho detto “obtorto collo” perché è vero, lo ammetto, ho voluto fare una velata critica alla Cassazione».

Questo specchio della vicenda credo possa illustrare bene la disperazione dell'accusa, che arriva al delirio filologico (parolacce della Casoria a parte) pur di chiudere alla meno peggio un processo che, ribadisco, fa danni a molti ma probabilmente non a Moggi.

Chiudiamo qui, infine, questa parentesi "farsopolista", impegnandoci a tornare al più presto al Sumo; ci scusiamo con chiunque non abbia apprezzato questa fuoriuscita dal tema principale della Taverna, il Sumo per l'appunto ma ritenevamo doveroso informare la gente, generalmente male-informata da strumenti di disinformazione quali Gazzetta dello Sport o Studio Sport, su quale grado di sfacciato attacco alla democrazia si sia arrivati in Italia pur di chiudere un processo considerato "pericoloso" per molti tranne che, paradossalmente, per l'imputato stesso. Oltre alla farsa sportiva del 2006, dunque, si sta giungendo persino al tentativo (reiterato) di chiudere un rigoroso processo della Repubblica Italiana con trucchetti legulei per altro nemmeno troppo limpidi. Chi vuole intendere, intenda... 

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