sabato 13 marzo 2010

SHUTTER ISLAND


Ieri, in lieve anticipo sull'inizio dell'Haru-Basho - che ricordo comincerà domani mattina - sono andato al cinema a vedere Shutter Island, di Martin Scorsese. Una pausa dal Sumo prima dell'indigestione di marzo.

SHUTTER ISLAND (Shutter Island. Usa, 2010): di Martin Scorsese.

Il film di Scorsese percorre sentieri psicologici e porta il canovaccio verso orizzonti interiori, facendo delle atmosfere le vere protagoniste di questo splendido thriller psicologico. La storia è quella di due agenti dell'FBI interpretati proprio da Leonardo Di Caprio (l'agente Ted Daniels) e Mark Ruffalo (l'agente Chuck Aule) inviati in un manicomio criminale ubicato nell'isola "serrata" del titolo. A capo della struttura, oltre a decine di infermieri e agenti di sicurezza, due medici dal carattere pacato ma dal fare ambiguo (Ben Kingsley, nella parte del dottor Cawley e Max Von Sydow). L'obiettivo delle indagini sarà quello di ritrovare una detenuta evasa misteriosamente dalla sua cella, una donna molto pericolosa rea di aver assassinato i suoi tre figli. Ma le indagini di Daniels riaprono oscure ferite e riportano alla luce tragedie familiari che l'agente Daniels non ha mai davvero superato...sino al colpo di scena finale.

L'ennesima buona interpretazione di Leonardo Di Caprio viene ignorata dai critici internazionali ma a mio avviso risplende per duttilità recitativa (a volte dura, a volte disperata, a volte emozionata) tanto da rendere al meglio nella parte assegnata. L'encomio maggiore, tuttavia, va regalato proprio al grande Scorsese, che si riappropria del suo spessore cinefilo e produce una bellissima opera su due differenti livelli: il primo di essi ricrea atmosfere inquiete ed inquietanti ma sottili e mai eccessivamente esplicite, il secondo scava invece nelle emozioni e nei meandri della psiche umana, costringendo i protagonisti e lo spettatore stesso a porsi domande sofferte, se non addirittura ad indagare su se stessi.

Quando i mezzi (ed i propositi) del cinema by majors ripercorrono la finezza del cinema d'autore, ecco che spesso ci scappa il gioiello. Un gioiello firmato Martin Scorsese.

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